Project Room 3 CONCRETE di Cristina Treppo

english text follows in blu color.

All’interno del Palasport “Giobatta Gianquinto” (Palasport Arsenale), raro esempio di architettura brutalista (>>sosbrutalism) nel cuore di Venezia, a pochi passi dall’ingresso della Biennale, l’Associazione Culturale YARC – Yvonneartecontemporanea, presenta, dall’11 al 21 luglio 2019, CONCRETE l’intervento site-specific di Cristina Treppo, terzo appuntamento di “Project Room”, a cura di Maria Yvonne Pugliese e Riccardo Caldura.

CONCRETE SPECIAL DAYS, sabato 13 e sabato 20 luglio ore 11
PROGRAMMA:
– Ritrovo alle ore 11 al Palasport Arsenale, calle San Biasio 2132 (a 50 m. dall’ingresso della Biennale/Arsenale)
– Visita alla mostra Concrete con la presenza dell’artista
– Attraversamento della Biennale di Venezia Arsenale con osservazione di alcune opere per raggiungere lo Spazio Thetis
(la partecipazione da diritto ad un biglietto gratuito alla Biennale valido per 3gg. e sarà quindi possibile rientrare poi autonomamente con lo stesso biglietto)
– Ai giardini dello Spazio Thetis è presente un’opera permanente di Cristina Treppo
– Dialogo con artista e curatori
– Rinfresco
Per iscrizioni: https://forms.gle/oS73Dp2opH4kKKYD7

Project Room è un contenitore che propone inedite relazioni fra arte, spazio e pubblico. Un modo diverso di concepire l’occasione espositiva, con lavori appositamente sviluppati insieme agli artisti a seconda delle caratteristiche dei luoghi che li ospitano. Project Room, alla sua terza edizione, nasce da un’idea di Riccardo Caldura e Maria Yvonne Pugliese. Le precedenti edizioni sono state dedicate a Iler Melioli con Res Extensa a Palazzo Barbaran da Porto (architetto Andrea Palladio), Vicenza, 2017 e a Elena Pugliese con Hai lasciato la luce accesa a Casa Bossi (architetto Alessandro Antonelli), Novara, 2018.

Nella mostra CONCRETE Cristina Treppo si pone in dialogo con le pareti del palazzo brutalista, pareti in cemento di cui mette in evidenza venature, tagli, simmetrie e colori. Le mensole e i vasi che addossa ai muri si connettono con queste caratteristiche, si fondono nel creare un’opera unica. Il lavoro di Cristina Treppo non risulta esposto, ma scaturisce dalla struttura esistente e si genera esclusivamente in quello spazio.
Di seguito allego il testo critico di Riccardo Caldura all’interno del comunicato stampa, ma qui pubblico le parole dell’artista, la viva descrizione del suo lavoro. Scrive Cristina Treppo:

“Il palasport di Venezia mi ricorda un’enorme animale (un cetaceo) addormentato e nascosto a due passi dalla laguna. La sua ossatura è solida, di cemento crudo. Ha uno scheletro speculare, che si riflette a destra e sinistra, composto di piani, scale, angoli che rimbalzano. La sua pelle è rugosa e sensibile, testimonia con ogni traccia il processo di costruzione. Linee corrono le une sulle altre in un sistema modulare, che – come in un corpo in carne e ossa – non sono mai troppo regolari. Un gioco di ripetizione struttura l’edificio, apparentemente con un ordine rigoroso e categorico (brutalista), in realtà tutto è leggermente inclinato, storto, asimmetrico.

The Venice Palasport reminds me of a huge animal (a whale) sleeping and hidden, at walking distance from the lagoon. Its framework is solid, of raw concrete. It has a specular skeleton, the image of itself on right and left, composed of floors, stairs and ricocheting corners. Its skin is wrinkled and sensitive, showing every trace of the construction process. Lines reticulate in a modular system, which – like a body in flesh and blood- are never uniform. A game of repetition structures the building, apparently with a strict and categorical (brutalist) order, in reality everything is slightly leaning, crooked, asymmetrical.

Uno.
Ho ripreso un frammento di linea e mi sono affidata a un modulo di 150 cm, l’altezza da terra dei miei occhi, del mio sguardo. Questa misura ha definito dei piani che servono da appoggio a forme simili a vasi. Contenitori di cemento, incerati e lucidati, che appaiono vetrosi, metallici, nerastri perché ho utilizzato polveri pigmentate di varie gradazioni tra il nero, il grigio e il bianco, mischiate tra loro e con ossidi di ferro e gesso, trattandoli poi con un sottile strato di cera. Forme cave che sembrano sospese nello spazio, rannicchiate come urne silenziose, l’una diversa dall’altra, con le loro giunture, crepe, piccoli difetti e particolarità. Come un organo che ha una sua conformazione e dimensione (si dice del vaso che ha una pancia, un collo, un labbro, una spalla).
Le forme stanno, disseminate lungo le pareti di cemento nudo, pervadendo lo spazio, riflettendo come specchi opachi e galleggiando.

One.I followed a fragment of a line relying on a 150 cm module, the height from the ground of my eyes, of my vision. This measurement defined shelves, a support for forms similar to vases. Concrete containers waxed and polished, which appear glassy, ​​metallic, blackish because I used pigmented powders of various shades of black, grey and white, mixed together with iron and plaster oxides, then treated with a thin layer of wax. Hollow shapes which seem suspended in space, huddled like silent urns, each one different from the other, with their joints, cracks, small imperfections and peculiarities. Like an organ that has its own form and dimension (they say a vase has a belly, a neck, a lip, a shoulder). The shapes stand, scattered along the walls of bare concrete, pervading the space, reflecting like opaque floating mirrors.

Disperdere e contenere 2019
100 vasi in resina-cemento, cera, piani di ferro di 2x13x150 cm ciascuno dimensioni site-specific

Disperse and contain 2019
100 resin-cement vases, wax, iron shelves of 2x13x150 cm each
site-specific dimensions

Due.
C’è un’altra cosa in questa architettura, sapendola ascoltare. È che i muri non sono mai chiusi e conclusi, compare sempre una piccola fessura che arriva dall’altra parte e c’è un’infinità di foripassanti e lame di luce che creano rifrazioni lucide come presenze. La sensazione è quella di sentire il respiro di quello che c’è dietro. Venezia entra nella pancia dell’animale.
Così scendendo le scale dietro la tribuna grande ho proiettato un’immagine fissa in un angolo buio sotto gli spalti. Sotto-sopra. Sopra-sotto. Un vaso su una mensola che appartiene al mio archivio di immagini di vasi fotografati nei musei. Materiali archetipici senza tempo che colleziono. Un dispositivo che apre una dimensione: puoi guardare dall’altra parte.

Two. There is something else in this architecture, if you know how to recognize it. The walls are never closed and concluded, a small crack always passes from the other side, there are infinite drilled holes and blades of light create shiny refractions like presences. The sensation is of feeling the breath of what is behind it. Venice enters the belly of the animal. So, going down the stairs behind the gallery projected a fixed image in a dark corner under the stands. Upside down. Downside up. A vase on a shelf from my archive of images of vases photographed in museums. Timeless archetypal materials that I collect. A device that opens a dimension: you can see on the other side.

Reperto706 2019
proiezione di un’immagine fissa, dimensioni site-specific

Finding706 2019
projection of a still image, site-specific dimensions

Tre.
Al piano di sotto si ripete un altro elemento che c’è al piano di sopra. Una struttura che diventa elemento centrale di congiunzione o di interruzione tra la pareti organizzate simmetricamente a destra e sinistra. Si tratta di una parete ulteriore, ipotetica, mentale, che sostiene blocchi di cemento tirato a cera, costruita con barre di ferro che riprendono in larghezza e altezza il modulo di 150 cm e sono dello stesso spessore dei muri laterali. Un’ossatura (scheletro) trasparente come un’intercapedine che raccoglie polvere, spifferi e respiri.

Three. Downstairs the upstairs element is repeated. A structure that becomes the central junction or breaking point between the symmetrically organized walls on the right and left. It is a further, hypothetical, mental wall, which supports blocks of wax-drawn cement, built with iron bars that continue the width and height of the 150 cm module and are the same thickness as the lateral walls. A transparent structure (skeleton) like a caviy that catches dust, drafts and breath.

Intercapedine (1)(2) 2019 ferro, resina-cemento
due moduli da 150x150x15 cm

Cavity wall (1) (2) 2019
iron, resin-cement two modules 150x150x15 cm

Cristina Treppo, 18 giugno 2019

Per info scarica il comunicato stampa >>

Scarica l’invito >>

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